di Fabio Micera
Incubo di molti giovani musicisti, il solfeggio rappresenta un elemento fondante dello studio della musica. Chiunque voglia avere un approccio meno improvvisato deve prima o poi rapportarsi con questa disciplina.
In questo articolo una riflessione sulla materia più ostile della musica, e che ci fa dire orgogliosamente…Muti uno di noi!
Ebbene si, da una intervista rilasciata nel 2017 il Maestro che il mondo ci invidia dice “…Tale è stato il rigetto per il solfeggio che per due o tre mesi io non leggevo le note non perché fossi deficiente ma perché non studiavo. Gli insegnanti dicevano che ero negato. “
Come è andata si sa, ma cosa è cambiato esattamente?
La madre del Maestro diede al figlio un’altra possibilità, un ultimo mese di violino (e solfeggio): se lui avesse imparato a leggere le note, lei avrebbe continuato a fargli studiare musica, altrimenti l’avrebbe abbandonata per sempre. Qualcosa deve essere successo in quel mese, forse l’incedere della scadenza ha fatto si che Muti vincesse la sua sfida col destino e dopo poco tempo non solo leggeva chiaramente il solfeggio, ma riusciva anche ad esibirsi al violino. La storia del Maestro è conosciuta, così come la sua forte attenzione per i giovani, ma c’è un altro aspetto importante da ricordare: è uno degli artisti italiani più apprezzati nel mondo, che si batte affinchè in ITALIA la musica sia considerata una necessità umana, e trattata con tutti gli onori, cosa che purtroppo non avviene.
Tornando al solfeggio, è proprio così noioso?
Beh molti allievi avranno risposto all’unisono … SI!
Ammettiamo che per chi si avvicina allo strumento, carico di aspettative, ritrovarsi a leggere pagine di simboli senza sfiorare lo strumento potrebbe risultare avvilente.
Il problema, è che spesso viene inteso come materia isolata e non collegata alla musica.
Eppure è una materia che si studia sin dai tempi dei Greci, e più avanti con la Solmisazione (che tratteremo in un altro articolo) ha codificato le formule della lettura musicale. Ci sono stati dei tentativi di implementare o modificare la materia, ma sostanzialmente ad oggi i metodi classici sono quelli più utilizzati.
Ma perchè il solfeggio è così importante?
In breve, lo spartito è ricco di indicazioni (tempo, espressione, note, durata) queste vanno lette ed interpretate, perché è l’unico modo per decodificare il messaggio musicale.
Un codice segreto che solo chi ha gli strumenti riesce a decifrare, visto così è quasi eccitante!
Con l’utilizzo del solfeggio, si è in grado di suonare e/o cantare qualsiasi brano, anche se non lo si è mai ascoltato prima, ha un che di magico se ci pensate. La stele di Rosetta di questa misteriosa materia, non è chiusa in qualche museo, ma nei nostri libri e magari un bravo maestro può aiutare a renderne meno ostico lo studio che deve essere il mezzo (e non il fine) per suonare e divertirsi.