ContemporaneaPerché non riusciamo ad ascoltare la musica contemporanea?

Luglio 17, 2020by Prico Musica9
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di Ugo Raimondi

Vi è mai capitato di ascoltare brani contemporanei, giudicandoli pieni di note a caso? Dissonanze, effetti strani e privi di una apparente logica riconducibile alla musica più tradizionale, silenzi improvvisi, armonie inusuali. Insomma un tipo di musica che terremo volentieri fuori dalle nostre playlist. Ma è giusto così?

 

Spesso, anzi, troppo spesso, la musica definita contemporanea è vittima di un vero e proprio bullismo nei suoi confronti. Giudicata inascoltabile dai più, questo tipo di musica colta (ovvero musica soggetta ad un tipo di elaborazione complessa al pari di una fuga di Bach o una sonata di Beethoven) viene trattata con superficialità dal pubblico e discriminata dal loro gusto personale. Ma perché è così difficile apprezzare questi nuovi linguaggi della musica? La risposta è semplice: il motivo risiede proprio nel linguaggio. Per secoli la musica europea è stata caratterizzata dall’uso del cosiddetto sistema tonale, un tipo di linguaggio che ruota principalmente sul protagonismo di determinati gradi di una scala maggiore o minore. In un primo momento i compositori hanno enfatizzato tale sistema nei loro brani (si pensi alle opere del periodo classico) fino ad allontanarsene un po’ alla volta nel corso dei secoli. Tuttavia, ad oggi, tale sistema rimane ancora vivo in tanti tipi di musica diversa (pop, musica da film ecc…). E’ normale, quindi per una persona non riuscire a comprendere un linguaggio nuovo se si è cresciuti solo con il linguaggio tonale. Il punto di rottura che si è avuto nel 900 è proprio questo: il popolo non è riuscito a stare al passo con le avanguardie musicali che di decennio in decennio esprimevano in nuovi modi questo tipo di arte. Eppure basterebbe poco per poter colmare questo divario apparentemente incolmabile: una corretta educazione dell’orecchio, un sistema scolastico che introduca la storia della musica alle medie ed in tutti i licei, un lavoro di guida nei confronti di chi non ha modo di poter capire da solo cosa si nasconde dietro quelle apparenti note a caso. I linguaggi musicali possono essere paragonati alle lingue. Possiamo leggere un haiku mille volte ma finché non conosceremo il giapponese non potremo valutare la qualità del testo poetico appena letto e coglierne la potenziale bellezza. Spesso capita di sentire persone, anche musiciste con una certa notorietà, giudicare orrenda tale musica e bollare le avanguardie come assurdità senza senso. Purtroppo, tra musicisti, si assiste a discriminazioni dovute al fatto che anche nei normali percorsi accademici, tali linguaggi vengono trattati solo in alcuni settori quali quelli di composizione (basti pensare al fatto che uno strumentista può diplomarsi senza dover affrontare un singolo brano del repertorio del 900). Ma tale limitazione nei programmi accademici è la prova di come non sia una questione di cultura musicale ma semplicemente di abitudine e comprensione di tali linguaggi. Anche un non addetto ai lavori può rivalutare tale musica se ben educato a tale ascolto. Ed è proprio questa la nostra riflessione. Conoscere per capire: senza un’adeguata educazione, il giudizio di un’opera d’arte si limita al semplice concetto di gusto; un concetto che si aggrappa alle nostre sensazioni immediate le quali sono influenzate dal nostro carattere, dalle nostre esperienze sensoriali passate, da un nostro pregiudizio intrinseco. Tale giudizio non tiene conto ovviamente degli aspetti tecnici che sono un addetto ai lavori può notare.
Cosa si può fare, quindi, per avvicinarsi a tale musica senza avere alle spalle un percorso accademico? La risposta è altrettanto semplice: leggere qualche informazione su internet, chiedere una spiegazione a qualche amico musicista specializzato in tale musica, affidarsi a più ascolti dello stesso brano cercando inizialmente di aggrapparsi con l’udito a fenomeni sonori più facilmente assimilabili (un ritmo che ci ha colpito particolarmente, un frammento melodico, un effetto sonoro particolarmente interessante).

Il percorso non è ovviamente immediato e facile ma del resto in ogni settore (pittura, letteratura, scienza ecc…) un percorso accurato richiede tempo e dedizione. Non privatevi delle bellezze che si nascondono dietro linguaggi più contemporanei. Non fidatevi di chi vi sconsiglia di seguire la strada della complessità offrendovi una scorciatoia di banalità sonore figlie di un mercato musicale a cui interessa solo il mero guadagno. Nessuno è obbligato ad ascoltare solo brani elaborati e complessi, ovviamente, ma è bene ricordare che sono la complessità, la ricerca e la sperimentazione che spingono in avanti le ruote della società e ci permetto di scoprire cose nuove.

 

Ecco tre esempi di musica contemporanea piacevole da ascoltare.
Che sia l’inizio di un avventuroso viaggio in queste sonorità…

https://www.youtube.com/watch?v=R7TOE7-Sdyk&feature=youtu.be
https://www.youtube.com/watch?v=zuCVj8pWzxM&feature=youtu.be
https://www.youtube.com/watch?v=E4dX_DWzI68&feature=youtu.be

 

9 comments

  • Daniele

    Luglio 17, 2020 at 8:10 pm

    Bravo, è scritto benissimo! Nel poco spazio che avevi a disposizione hai centrato tutti i nodi cruciali: linguaggio, cultura, esperienza, educazione.

  • Giuseppe Verardo

    Luglio 18, 2020 at 6:42 am

    Ottima l’analisi dell’autore, volta a smontare i pregiudizi non solo da parte dei “comuni mortali”, ma anche degli addetti ai lavori.
    Nel nostro Paese soffriamo di una precaria situazione educativa nell’ambito della musica in genere, figuriamoci quella più recente. Probabilmente, una maggiore alfabetizzazione musicale sin dalla tenera età ed un’esplorazione ad ampio raggio di tutto il panorama storico musicale “colto”, dalle origini ai giorni nostri, porterebbe ad una minore diffidenza e repulsione nei confronti di certa musica.
    Per chi ha già superato l’età scolastica, approfittando delle potenzialità offerte dalla tecnologia, si potrebbero organizzare degli ascolti guidati, in cui mentre degli esecutori (o dei supporti di registrazione) fanno ascoltare la musica, ci siano delle immagini, o delle didascalie, che evidenzino in maniera visiva i vari elementi musicali da mettere in risalto (temi, frammenti, ripetizioni, elaborazioni, tecniche di composizione e di trattamento dei suoni, ecc.). In tal modo si porterebbe l’ascoltatore a comprendere maggiormente il lavoro di costruzione di quella musica, facendogli abbandonare il pregiudizio che si tratti solo di un pretesto per fare qualcosa di nuovo e di diverso rispetto a tutto ciò che si è sentito fino a quel momento.

  • Domenica

    Luglio 18, 2020 at 7:10 am

    Una mia riflessione: non esiste musica “bella” o musica “brutta”. Esiste però una musica vicina al sentire di ciascuno. La musica antica e quella classica, quelle che personalmente ho in pregio, hanno avuto il loro rodaggio per secoli. Ogni giorno investiamo la nostra vita per studiarla e a farla rivivere. Basti pensare alle opere che in questi anni erano rimaste nelle biblioteche solo manoscritte, mai eseguite in tempi moderni e che oggi stanno vedendo la luce.
    La musica contemporanea è musica di ricerca. Il compositore di oggi opera alle estremità del linguaggio musicale che per secoli ha richiesto ricerca e studio per approdare ad un codice, un materiale fruibile e comprensibile. Ha subito modifiche, ha generato discussioni e ha prodotto capolavori. Queste “certezze” vengono messe “in discussione” in questo “nuovo modo” che è erede diretto della “tonalità”. Il lavoro del compositore contemporaneo è mirato a ricercare uno stile individuale e
    rincorrendo una sua espressività segue nuove tecniche ed estetiche ancora sconosciute.
    È risaputo che l’ignoto spaventa, non è
    che non piace 😉

    Domenica Pennacchio, mezzosoprano.

  • Maria flora

    Luglio 18, 2020 at 7:30 am

    Un grande professionista (ho letto il tuo curriculum su internet) che tratta un argomento così complesso in modo semplice e lineare, permettendo, anche a chi di musica non capisce nulla, di comprendere pienamente il tema dell’articolo e portare ad una riflessione. Pensavo anche io a questa cosa qualche giorno fa e mi piace l’umiltà che traspare dalle tue righe. Chi siamo noi per giudicare che un pezzo è bello o brutto? La musica non è bella o brutta, la musica è la nostra compagna quotidiana. Tutto è musica. Spero di leggerti ancora.

  • Rosa Iannelli

    Luglio 18, 2020 at 11:02 am

    Bella analisi, sarebbe interessante inserire la storia e l’analisi della musica contemporanea nei programmi di studio, magari con una trattazione organica e approfondita. Complimenti per l’articolo

  • Rosa Maria

    Luglio 18, 2020 at 11:54 am

    Leggendo questo articolo l’ho trovato molto interessante in quanto, con concetti e parole salienti, Ugo (con cui mi complimento) è riuscito a spiegare in modo chiaro quello che è il problema all’approccio verso la musica contemporanea.
    La musica a mio avviso non è un’arte fatta solo per musicisti ma è un’arte che può essere compresa da chiunque sia in grado di “sentire” ciò che attraverso di essa il compositore vuole esprimere e quindi non bisogna per forza essere “educati”.
    Ma, come Ugo ha evidenziato, oggigiorno la didattica è ancorata a programmi vecchi decenni per cui la musica contemporanea non è molto proposta e conosciuta se non da chi sceglie di approcciare a questo nuovo genere musicale.
    L’originalità compositiva di questa musica tuttavia che ricerca una diversa forma di bellezza rispetto ai canoni proposti, che interpreta le individuali gamme dell’animo umano, che si rifà a tecniche ed estetiche ancora poco conosciute, spaventa e del resto si sa, il nuovo porta al rifiuto per cui questo è ancora un privilegio per pochi.

  • Rosa Maria

    Luglio 18, 2020 at 12:28 pm

    Leggendo questo articolo l’ho trovato molto interessante in quanto, con concetti e parole salienti, Ugo è riuscito a spiegare in modo chiaro quello che è il problema all’approccio verso la musica contemporanea.
    La musica a mio avviso non è un’arte fatta solo per musicisti ma è un’arte che può essere compresa da chiunque sia in grado di “sentire” ciò che attraverso di essa il compositore vuole esprimere e quindi non bisogna per forza essere “educati”.
    Ma, come Ugo ha evidenziato, oggigiorno la didattica è ancorata a programmi vecchi decenni per cui la musica contemporanea non è molto proposta e conosciuta se non da chi sceglie di approcciare a questo nuovo genere musicale.
    L’originalità compositiva di questa musica tuttavia che ricerca una diversa forma di bellezza rispetto ai canoni proposti, che interpreta le individuali gamme dell’animo umano, che si rifà a tecniche ed estetiche ancora poco conosciute, spaventa e del resto si sa, il nuovo porta al rifiuto per cui questo è ancora un privilegio per pochi.

  • Antonella

    Luglio 18, 2020 at 12:59 pm

    Da persona non del campo, devo dire che questo articolo è molto chiaro ed esaustivo, mi ha incuriosito parecchio, credo che ascolterò qualche brano di musica contemporanea che hai suggerito.

  • Luca

    Luglio 19, 2020 at 1:20 pm

    Bravo! Io credo anche che le progressive scoperte nel campo del cervello e soprattutto delle neuroscienze in futuro ci daranno ancora più elementi per capire come la Musica comunica con il nostro corpo.

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