di Ugo Raimondi
Vi è mai capitato di ascoltare brani contemporanei, giudicandoli pieni di note a caso? Dissonanze, effetti strani e privi di una apparente logica riconducibile alla musica più tradizionale, silenzi improvvisi, armonie inusuali. Insomma un tipo di musica che terremo volentieri fuori dalle nostre playlist. Ma è giusto così?